sabato 29 ottobre 2011

Recensione di Silvana Radoani

di Silvana Radoani

È la prima volta che su questo blog segnalo un libro, ma mi preme sottolineare l'eccellente lavoro del dott. Paolo Calabrò su Panikkar e pertanto è un libro, perlopiù di filosofia-antropologia che consiglio a tutti.


In questo libro l’autore è riuscito egregiamente a fornire un sunto di quasi tutto il pensiero del grande pensatore catalano, Raimon Panikkar e a mettere in dialogo il pensiero filosofico e religioso con quello delle cosiddette scienze, finanche la fisica. Questa operazione è compiuta attraverso un grande risalto dato all’analisi del nuovo uso del linguaggio che sembra tramutare l’uomo in macchina e pertanto in oggetto, staccato da tutto.

La materia è libera. Il mondo ha una coscienza. Il pensiero modifica il pensato. Il tutto è maggiore della somma delle parti. Questi i pensieri principali sui quali si articola la critica di Panikkar al pensiero scientifico attuale, partendo dal concetto cardine del cosmoteandrismo.
Cosmoteandrismo è il termine usato per descrivere la propria visione della realtà, secondo la quale ogni ente reale mostra una dimensione di coscienza, di libertà (o di infinità) e di materialità. In questo modo, i tre mondi (umano, divino e cosmico), pur distinguibili e gerarchicamente ordinabili, non sono separabili: ne risulta l'impossibilità di parlare di un uomo che non abbia un corpo materiale o di un Dio autosussistente, privo di qualsiasi corporeità e di qualsiasi rapporto con il mondo.
Quando Panikkar costruisce la tesi del cosmoteandrismo lo fa recuperando l'idea classica di anima mundi (di cui parlano anche Platone, Plotino e Marsilio Ficino), per la quale il mondo è un organismo vivente e tutto è essenzialmente legato a tutto il resto.
Questa proposta tenta di superare la pretesa monistica di ridurre tutta la realtà ad un'unica sostanza (si pensi a Spinoza, o all'identificazione parmenidea tra essere e pensare), e al contempo di non ricadere nell'alternativa dualistica di fratturare la realtà in più sostanze indipendenti (si pensi a Cartesio). Per Panikkar, la realtà è unica e multiforme, e non può essere ridotta né ad un solo modo di pensare, di parlare, di essere, né ad una opposizione tra fazioni in eterna incomprensione e lotta, perché così facendo si proiettano le descrizioni scientifiche in una visione della realtà che è l’estrapolazione non scientifica del mondo scientifico. Nell’età contemporanea manca quindi una visione che abbracci il mondo dell’uomo, della natura e del Creatore nella sua totalità.
Con l’affermazione della mentalità scientifica, l’uomo scopre le leggi dell’universo, le strutture oggettive del reale; distingue, misura e sperimenta; egli comincia a meravigliarsi della propria mente ed è sconvolto nel vedere che l’universo fisico sembra seguire le leggi che la sua mente scopre e può formulare. Il divino è recepito all’interno dell’uomo, mentre la natura perde il suo valore religioso ed è dissacrata; esplorata scientificamente per mezzo della tecnologia non è più compresa miticamente. Per Panikkar diventa allora importante sottolineare la visione tridimensionale dell'uomo che ha una dimensione d'infinito e di libertà che è divina, una dimensione di coscienza che è umana e una dimensione cor­porale che dipende dal cosmo. E tutto questo si compie attraverso il rinvigorire il linguaggio corretto, il ridare forza alle parole e ai discorsi che creano comunione, che creano l’esperienza e la coesione sociale.

(Il blog di Silvana Radoani, 29 ottobre 2011)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Collabora all'Opera Omnia di Panikkar e dirige la collana di filosofia "I Cento Talleri" con Diego Fusaro