mercoledì 16 settembre 2015

L'intransigenza di Paolo Calabrò. Recensione di Maria Ferragatta per «Mangialibri»


A Puntammare, paesino in provincia di Caserta, durante la notte qualcuno ha devastato i locali parrocchiali della chiesa di San Leopoldo. Ha anche tracciato il quadrato magico del Sator, che risale ai primi cristiani ma non esclude significati satanici. Di per sé la cosa non è grave, ma la chiesa è una proprietà comunale e il sindaco deve essere tenuto fuori dalla faccenda. Questo è l’ordine tassativo che ricevono Nico Baselice, vigile urbano ossessionato dalla soluzione del cubo di Rubik, e Maurizio Auriemma, un impiegato dell’Ufficio Tributi che non esce mai prima del buio. I detective sono male assortiti perché Baselice non “regge” Auriemma, che è originario di Napoli (ossia uno straniero) ed è più giovane di lui ma ha un livello superiore al suo. Da subito i due incontrano un ostacolo: il verbale che attesta che le chiavi della parrocchia sono state consegnate al prete (con sgravio del Comune da ogni responsabilità) non si trova. Altro impedimento è che la gente è abbottonata e cavarne qualche informazione non è semplice. Ma Auriemma conosce il trucco per farla parlare e spigolare fra le chiacchiere quel che può essere utile a sbrogliare il rompicapo...
Nel pensiero di Maurice Bellet, il Dio perverso citato nel sottotitolo è lo stravolgimento del Dio cristiano dell’amore. Un Dio che impone convenzioni buone per chi prende tutto alla lettera, un burocrate che affligge l’umanità con tristezza e sensi di colpa, in nome del quale si può, in perfetta buona fede, arrivare anche al crimine. Intorno a questo assunto Paolo Calabrò, grande esperto del filosofo francese - di cui gestisce il sito ufficiale in italiano - costruisce il suo primo romanzo. Si tratta di un giallo anomalo, in cui quel che conta non è il reato commesso (una bazzecola), ma le motivazioni di chi lo ha compiuto e che sono la diretta conseguenza di un cristianesimo acritico e asfissiante. Tutto giocato sulla strana coppia di investigatori dilettanti e sulla loro graduale intesa, che potrebbe essere “l’inizio di una bella amicizia”, L’intransigenza scivola via piacevolmente inducendo a riflettere su questioni “alte” senza darlo a intendere. Pregi che fanno auspicare altre puntate di una probabile serie.

(«Mangialibri», 16 settembre 2015)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Collabora all'Opera Omnia di Panikkar e dirige la collana di filosofia "I Cento Talleri" con Diego Fusaro