domenica 16 agosto 2015

L'intransigenza di Paolo Calabrò. Recensione di Miriam per «Il flauto di Pan»

Un vigile urbano ossessionato dal cubo di Rubik e un impiegato dell’ufficio tributi che esce solo al calar del sole. Immaginereste mai due personaggi simili nei panni di investigatori? Probabilmente no, eppure toccherà proprio a questa improbabile coppia indagare al fine di scoprire chi ha devastato i locali parrocchiali della chiesa di San Leopoldo, firmando il suo misfatto con un messaggio criptico di possibile ispirazione satanica.
La verità è che il sindaco di Puntammare non ha alcun interesse a smascherare i colpevoli, quel che conta per lui è che il Comune, proprietario della rettoria assaltata, non venga coinvolto in qualche scandalo.
Insabbiare la vicenda: sarebbe questo il vero obiettivo del primo cittadino , ma Nico Baselice ha altre idee per la testa. Dopo vent’anni di “onorato” servizio come addetto al traffico, nell’attesa di una promozione che non arriva mai, accoglie questo giallo fuori programma come la grande occasione per dimostrare le sue qualità e compiere finalmente l’agognato salto. Decide dunque di affiancare il collega Auriemma, incaricato di risolvere la faccenda. A insabbiare la verità però non ci pensa per niente, lui intende risolvere davvero il caso, dando prova così delle sue capacità investigative.
Con queste originalissime premesse spicca il volo il poliziesco filosofico ideato da Paolo Calabrò: un romanzo che si lascia leggere tutto d’un fiato – non tanto per la sua brevità quanto per la scorrevolezza – regalando una piacevolissima ventata di novità al genere.
L’impronta innovativa, chiaramente, non riguarda solo la scelta di una coppia investigativa assolutamente sopra le righe ma, appunto, il taglio filosofico che connota l’opera arricchendola di significati e spunti di riflessione che vanno oltre il puro intrattenimento, senza tuttavia compromettere la massima fruibilità del testo.
Le indagini, assumendo una piega totalmente imprevista, faranno emergere segreti, complotti e misfatti di un piccolo paese di provincia, caratterizzandone gli abitanti e la mentalità – protagonista fra i protagonisti. Nello stesso tempo emergerà il vissuto dei due personaggi principali: dell’apparentemente mediocre Baselice che, in realtà, convive con un dramma familiare, e del funzionario vampiro Auriemma, la cui stravaganza dal retrogusto horror si lega a un passato particolarmente misterioso ma tutt’altro che paranormale.
I due uomini, loro malgrado, formeranno una coppia ben assortita e tale da provocare spesso un effetto comico. Il perfetto aplomb di Auriemma farà da contraltare alla goffaggine di Baselice ponendo a confronto, nel contempo, anche due modi radicalmente diversi di intendere il lavoro investigativo. Ispirato dai telefilm americani, il vigile urbano auspica interrogatori serrati e blitz plateali, mentre Auriemma, investigatore filosofo, propende per un approccio più sottile, ritenendo che l’ascolto di dichiarazioni spontanee, magari non direttamente attinenti all’accaduto, sia la chiave per giungere alla verità.
E sarà proprio quest’ultimo a fare propria la teoria del “dio perverso” formulata dal teologo Bellet che rappresenterà un punto di svolta cruciale nella risoluzione del caso.
Nell’orchestrare un plot che rispecchia i canoni tipici della detective story dotandosi delle giuste carte per conquistare gli appassionati del genere, l’autore confeziona così un romanzo leggibile anche come un testo di filosofia che, richiamando appunto il pensiero di Bellet, ci induce a riflettere sullo stravolgimento della figura di Dio posto in essere dall’affermarsi di un’ideologia religiosa che ha finito per ribaltare i principi stessi del cristianesimo.
Pur ottenendo il nome di un colpevole nelle battute finali, secondo tradizione, scopriremo come la mentalità collettiva possa alimentare il crimine assumendo la valenza di un vero e proprio movente. Un punto di arrivo che può essere anche punto di partenza, giacché come l’autore stesso osserva offre materia per ben più di un noir.

(«Il flauto di Pan», 31 luglio 2015)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Collabora all'Opera Omnia di Panikkar e dirige la collana di filosofia "I Cento Talleri" con Diego Fusaro