sabato 19 luglio 2014

"Bisogna essere pazzi per scrivere così"


Paolo Calabrò si classifica terzo al concorso letterario InsanaMente 2014.

Complimenti al vincitore, Marco Bottoni e grazie all'organizzazione, curata d Alessadro Ramberti e a tutti i giurati: Alessandra Pederzoli, Alessandro Chiarini, Daniela Mena, Elisabetta Sala, Luciano Palumbo, Paolo Lunardi, Simona Mulazzani.

Di seguito, i giudizi ricevuti:

«Una vicenda che trasuda verità e racchiude in poche righe un mondo intero. Lo scandire del tempo che trasmette il non avere alternative, la debole forza del prendere soldi e far esplodere. Un esplosione che è anche dentro. E non lascia spazi a commenti se non al silenzio. Efficace l’alternanza della lingua, restituisce al racconto concreta vita della vita di quegli uomini.» (Alessandra Pederzoli)


«Originale nella sua stesura e nell’uso della lingua. Piacevole nella lettura e per il senso del racconto: sembra di vederlo, il protagonista, che attende lo scoppio e nel mentre gli tornano le immagini di ciò che lo ha portato a quel gesto… se ne percepisce la frustrazione e la tensione per tutti i 30 secondi. Uno scoppio finale che è anche liberatorio. Bisogna essere pazzi per scrivere così, ma la pazzia, in questo caso è bella e fa bene.» (Luciano Palumbo)

Una scrittura creativa che lascia presagire il mondo interiore che può celarsi dietro ogni notizia di cronaca. Una parola scandita dall’inesorabile trascorrere del tempo dove la follia si fa presagio. La doppia lingua porta il lettore a due modi di pensare distinti, ma contaminati. Uno fa l’eco all’altro e lo completa. Stimolante! (Simona Mulazzani)


Il racconto premiato, "Io so' pazzo. Racconto bilingue", è dedicato alla piccola stupenda Giulia Hoa e ai suoi incantevoli genitori, Luigi e Marina. Di seguito, l'incipit.

30 secondi
Mo’ ce n’avimma ji’ sulamente. Fratemo m’aspetta in macchina. ’Na cinquecento, piccola, silenziosa, veloce. Già ce ne stammo fujenno. Mi guarda e non mi dice niente, tene ’na faccia che significa: «Tutt’a posto?» «Tutt’a posto, ’o miccio è partuto ’na bellezza». Lui guarda avanti, e io pure penso alla strada. Alla strada che corriamo adesso, e pure a quella che abbiamo fatto mo’ che teniamo vent’anni e i vurzilli nel mercato non li rubiamo più. Dicono che siamo pazzi, ma chi è più pazzo, io o loro, che lo sapevano come andava a finire, e non hanno fatto niente? Quand’è domani fanno finta che non lo sapevano. Mo’ nisciuno sape niente. E che si pensano, che queste cose si organizzano ’int’a cinque minuti? Ci vuole la scienza per fare le bombe, ce vo’ ’a pacienzia. E ce vonno ’e sorde. Per non darci diecimila euro a noi, domani mattina ce ne daranno centomila a quelli che vengono a mettere a posto. Vi è convenuto? E allora scusate: vuo’ vede’ che ’o pazzo fosse io?

25 secondi
«Qua stanno cinquecento euro, stanotte ve ne andate a dormire nel meglio albergo di Napoli». Quando un “amico” ti fa un’offerta così generosa non puoi rifiutarla; ma a volte non puoi rifiutarla nemmeno se quell’offerta te la fa uno che non è un amico. E nemmeno se non è generosa. Non mi ha detto nient’altro, ma l’ho capito subito che si tratta di una bomba. Però lui non me lo ha detto, e io non gliel’ho domandato. «Solo per stasera?» «Solo per stasera». Poi ha aggiunto: «Passiamo noi domani mattina. A mezzogiorno. State comodo a mezzogiorno?» «Sì, sto comodo» gli ho detto, mentre gli prendevo i soldi dalle mani. Solo un pazzo non li accetterebbe, mi sono detto. Se questi possono mettere una bomba qua sotto in tutta tranquillità, chi sa cosa potrebbero farmi, con la stessa tranquillità, se li contrariassi. Questa gente non ha fretta. Io invece avevo fretta di levarmelo dai piedi, non ce la facevo più a tenerlo davanti: ancora un poco e mi sarei messo a piangere, forse gli sarei saltato al collo. Forse l’avrei ucciso: il pensiero che uno ti possa dire di uscire da casa tua a suo piacimento ti rende furioso. O forse avrebbe ucciso lui me. Ma adesso, a casa di mia sorella che ci ospita per la notte, non mi domando questo. Mi domando un’altra cosa. Veramente è da stamattina che me lo domando, da quando siamo usciti: “A che ora scoppierà?" (…)

(La versione integrale verrà stampata da Fara editore in un volume dedicato al concorso. La pubblicazione è prevista per settembre 2014)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Collabora all'Opera Omnia di Panikkar e dirige la collana di filosofia "I Cento Talleri" con Diego Fusaro