martedì 19 aprile 2011

Scienza e Filosofia, Oriente e Occidente



del Prof. DAMIANO MAZZOTTI

“Le cose si toccano” è un libro molto snello e agile che analizza e sintetizza il pensiero filosofico di Raimon Panikkar, una grande personalità cattolica molto atipica

Paolo Calabrò è l’autore di questo saggio che riconsidera le prospettive scientifiche di Raimon Panikkar, un autore irregolare, eclettico e polivalente morto nel 2010, i cui grandi contributi dati al dialogo interculturale e interreligioso rappresentano soltanto le idee più appetibili ai precedenti spiriti dei tempi (il padre dello studioso cattolico spagnolo era induista).
Qui, le tematiche prese in esame dall’autore riguardano il pluralismo, la Teofisica, l’oggettività, la soggettività, ecc. In estrema sintesi, il nocciolo del pensiero di Panikkar stabilisce la connessione tra
tutte le cose del mondo. Del resto alcune teorie fisiche della scienza moderna stanno cercando di arrivare all’elaborazione di una teoria del tutto che unifichi tutte le teorie (ultimamente è stata scoperta una nuova forma di materia, forse a metà strada tra la classica materia e l’antimateria).
Da un certo punto di vista “la fisica è un tipo di metafisica; la fisica descrive la “realtà”. Ma noi non sappiamo cosa sia la “realtà”, se non attraverso la descrizione fisica che ne diamo” (Einstein). In ogni caso la “scienza cammina con due piedi: la teoria e l’esperimento. A volte è un piede ad andare avanti per primo, a volte l’altro; ma un progresso continuativo si ottiene soltanto tramite l’uso di entrambi” (Robert Millikan, Premio Nobel nel 1923).
La scienza si alimenta dell’interazione. Inoltre, secondo Panikkar, “l’uomo non può vivere senza miti”. E probabilmente nelle grandi società umane non è possibile mantenere la coesione sociale senza produrre miti, che sono collanti più o meno stupefacenti, in grado di creare interdipendenza tra gli individui, i gruppi e le istituzioni.
Naturalmente la scienza può descrivere innumerevoli fenomeni, ma non può spiegare l’origine di tutto. In effetti anche negli ambienti scientifici può persistere la seduzione emotiva e cognitiva del mito, che, in senso tecnico, è “quel sostrato indispensabile al pensiero grazie al quale è possibile evitare il regresso all’infinito nell’ambito della ricerca dei fondamenti di ogni cosa” (Calabrò).
Questo libro può quindi essere apprezzato e compreso con più facilità dalle menti giovani e da chi ama spaziare senza pregiudizi negli attuali multiversi psicologici e culturali. La realtà può infatti essere osservata da innumerevoli punti di vista e quasi tutte le osservazioni sono predeterminate da qualche teoria esplicita o implicita: “è la teoria che decide cosa dobbiamo osservare” (Einstein). E la sperimentazione è una fonte di conoscenza limitata, poiché le condizioni materiali, storiche, sociali e psicologiche degli esseri umani sono in continua trasformazione. Mentre l’immaginazione ci consente di fare congetture straordinarie e di esplorare scenari e cose invisibili all’occhio umano.
Ecco perché nelle scienze moderne non ci sono certezze. Anzi, no, ci sono due certezze: i limiti della mente umana e quelli della scienza prezzolata delle multinazionali. E siccome la forza di gravità dimostra che tutto è collegato, in definitiva caro essere umano, “abbi cura del tutto” (Periandro di Corinto).

(«Scuola che fa rete», 19 aprile 2011)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Collabora all'Opera Omnia di Panikkar e dirige la collana di filosofia "I Cento Talleri" con Diego Fusaro